Massimiliano
09-01-2020, 20:22
A livello globale, l’umanità sfrutta il 59% di tutta la terra coltivabile per crescere foraggio per il bestiame.
Un terzo di tutta l’acqua potabile usata dall’uomo è destinata al bestiame, mentre un trentesimo appena è utilizzata nelle case.
Il 70% degli antibiotici prodotti nel mondo sono utilizzati per il bestiame e riducono l’efficacia degli antibiotici nel curare le malattie umane.
Il 60% di tutti i mammiferi presenti sulla terra sono animali allevati a scopi alimentari.
Sul pianeta ci sono all’incirca trenta animali allevati per ogni essere umano.
Nel 1820 il 72% della forza lavoro era impiegata in agricoltura. Oggi lo è l’1,5%.
Tra il 1950 ed il 1970 il numero delle fattorie americane si è dimezzato, il numero delle persone impiegate nell’allevamento si è dimezzato e la dimensione media delle fattorie è raddoppiata. In quei vent’anni anche la dimensione media dei polli è raddoppiata.
Per eguagliare l’attuale consumo di carni e latticini, ogni abitante del pianeta del 1700 avrebbe dovuto mangiare 430 chili di carne e bere 4500 litri di latte al giorno.
Attualmente in qualunque momento ci sono 23 miliardi di polli vivi sulla terra. La loro massa totale è superiore a quella di tutti gli altri volatili del nostro pianeta. Gli esseri viventi mangiano 65 miliardi di polli l’anno.
Attualmente siamo in una “glaciazione del quaternario”, un’era con coltri glaciali continentali e polari. Una fase come questa è meglio nota come era glaciale.
Secondo i modelli dei cambiamenti climatici ciclici, la terra in questo momento dovrebbe essere in un periodo di leggero raffreddamento.
Nove dei dieci anni più caldi mai registrati si sono verificati dopo il 2005.
Durante la grande morìa,(250 milioni di anni,quando vi fu la più grande estinzione di massa del pianeta), una serie di vulcani siberiani produsse tanta lava da coprire gli Stati Uniti con uno strato altro quanto tre volte la torre Eiffel.
L’umanità sta immettendo gas serra nell’atmosfera a un ritmo 10 volte superiore rispetto quanto fecero i vulcani durante la grande morìa.
Metano e protossido di azoto sono il secondo e terzo gas serra più presente nell’atmosfera. L’allevamento animale è responsabile del 37% delle emissioni antropiche di metano e del 65% delle emissioni antropiche di protossido di azoto.
Tra l’avvento dell’allevamento intensivo negli anni ’70 e il 1999 le concentrazioni di protossido di azoto nell’atmosfera sono aumentate ad un ritmo doppio e le concentrazioni di metano sono aumentate ad un ritmo sei volte più elevato rispetto a qualunque quarantennio degli ultimi duemila anni.
Nell’arco di un secolo, il metano ha un potenziale di riscaldamento globale (GWP) 34 volte superiore rispetto la CO2. Nell’arco di vent’anni è 86 volte più potente. Se la CO2 equivalesse allo spessore di una normale coperta, pensate al metano come ad una coperta di spessore pari ad un uomo di 2mt.
Il protossido di azoto ha un GWP che è 310 volte quello della CO2. Pensate ad una coperta alta iltre 10 mt.
Quando si calcolano le emissioni globali, si convertono i gas serra in quantità equivalenti di CO2. I calcoli di solito si fanno con una scala temporale di cent’anni. Questo significa che una tonnellata di metano dovrebbe essere contata come 34 tonnellate di CO2, in una valutazione complessiva dei gas serra.
Possiamo considerare la nostra atmosfera come un budget e le nostre emissioni come le spese: metano e protossido di azoto sul breve periodo costituiscono spese in gas serra nettamente maggiori alla CO2 quindi sono quelli che è più urgente tagliare. Dato che a produrli sono soprattutto le nostre scelte alimentari, sono anche i più facili da tagliare.
Gli alberi sono serbatoi di carbonio, vale a dire assorbono la CO2.
Pensate ad una vasca da bagno che si riempie d’’acqua. Se lo scarico è ostruito, la vasca si riempie più in fretta. La capacità di fotosintesi della terra funziona in modo analogo: l’uomo sta già pompando gas serra nell’atmosfera a un ritmo che eccede la capacità del pianeta di gestirli, ma la vegetazione al momento immagazzina una quantità notevole di CO2, all’incirca un quarto delle emissioni di origine antropica, che corrisponde a circa mezzo secolo di emissioni al ritmo attuale.
Più distruggiamo le foreste, più contribuiamo a ostruire lo scarico.
Permettere che terreni tropicali attualmente usati per l’allevamento del bestiame siano riconvertiti in foreste tropicali potrebbe compensare più della metà dei gas serra di origine antropica.
Gli alberi sono fatti al 50% di carbonio, quando bruciano rilasciano i loro depositi di CO2.
Le foreste contengono più carbonio di tutte le riserve utilizzabili di combustile fossile.
Il taglio e l’incendio delle foreste sono responsabili di almeno il 15% delle emissioni globali di gas serra ogni anno. Per la rivista Scientific American: “ secondo la maggior parte delle fonti, la deforestazione nelle regioni tropicali introduce nell’atmosfera più CO2 della somma totale di auto e camion in circolazione sulle strade”.
Circa l’80% della deforestazione serve ad ottenere terreno da utilizzare per la produzione di foraggio o il pascolo del bestiame.
Bruciare foreste è come aprire ulteriormente il rubinetto mentre si ostruisce lo scarico.
Nel 2018 in Brasile è stato eletto presidente Bolsonaro.
In campagna elettorale ha proposto un piano di sfruttamento di aree dell’Amazzonia in precedenza pro***** (deforestazione).
Si stima che il progetto Bolsonaro porterebbe al rilascio di 13,2 gigatonnellate di carbonio: più del doppio di tutte le emissioni annue degli Stati Uniti.
L’allevamento è responsabile del 91% della deforestazione amazzonica.
Nel corso dei loro processi digestivi, bovini, pecore e capre producono quantità significative di metano, in gran parte eruttano, ma anche esalato, scoreggiato e trasferito negli escrementi.
Il bestiame è la fonte principale di emissioni di metano.
Il protossido di azoto è emesso dall’urina del bestiame, dal letame e dai fertilizzanti usati per il foraggio.
Il bestiame è la fonte principale delle emissioni di protossido di azoto.
L’allevamento è la causa principale della deforestazione.
Secondo la convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici, se le mucche fossero un paese, sarebbero terze in classifica per emissioni di gas serra dopo la Cina e gli Stati Uniti.
Dopo aver inserito nel conteggio le emissioni che la FAO aveva trascurato, i ricercatori della Worldwatch institute hanno stimato che il bestiame è responsabile di 32.564 milioni di tonnellate di emissioni di CO2e all’anno, ovvero del 51% delle emissioni globali annue, più di tutte le auto, gli aerei, i palazzi, gli impianti nucleari e l’industria messi insieme.
Non SAPPIAMO CON CERTEZZA SE L’ALLEVAMENTO SIA UNA DELLE CAUSE PRINCIPALI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI O LA CAUSA PRINCIPALE DEI CAMBIAMENTI CLIAMTICI.
SAPPIAMO CON CERTEZZA CHE NON POSSIAMO OCCUPARCI DI CAMBIAMENTI CLIMATICI SENZA OCCUPARCI DELL’ALLEVAMENTO DEGLI ANIMALI.
Tratto dal libro “Possiamo salvare il mondo prima di cena” di Safran Foer, tutti i dati descritti sono stati raccolti da fonti e studi scientifici,raccolti dallo stesso autore.
Personalmente non sono vegano,anzi sono tendenzialmente carnivoro, naturalmente posto queste righe per riflettere e personalmente sto iniziando a farlo.
Rinunciare alla carne non è semplice, credo sia davvero difficile,però è indubbio che quando si parla di cambiamenti climatici antropici, non si possa negare questo contributo.
Ho sempre sottovalutato tale pericolo, credo che in futuro avrò più riguardo e maggiori informazioni in tal senso.
Un terzo di tutta l’acqua potabile usata dall’uomo è destinata al bestiame, mentre un trentesimo appena è utilizzata nelle case.
Il 70% degli antibiotici prodotti nel mondo sono utilizzati per il bestiame e riducono l’efficacia degli antibiotici nel curare le malattie umane.
Il 60% di tutti i mammiferi presenti sulla terra sono animali allevati a scopi alimentari.
Sul pianeta ci sono all’incirca trenta animali allevati per ogni essere umano.
Nel 1820 il 72% della forza lavoro era impiegata in agricoltura. Oggi lo è l’1,5%.
Tra il 1950 ed il 1970 il numero delle fattorie americane si è dimezzato, il numero delle persone impiegate nell’allevamento si è dimezzato e la dimensione media delle fattorie è raddoppiata. In quei vent’anni anche la dimensione media dei polli è raddoppiata.
Per eguagliare l’attuale consumo di carni e latticini, ogni abitante del pianeta del 1700 avrebbe dovuto mangiare 430 chili di carne e bere 4500 litri di latte al giorno.
Attualmente in qualunque momento ci sono 23 miliardi di polli vivi sulla terra. La loro massa totale è superiore a quella di tutti gli altri volatili del nostro pianeta. Gli esseri viventi mangiano 65 miliardi di polli l’anno.
Attualmente siamo in una “glaciazione del quaternario”, un’era con coltri glaciali continentali e polari. Una fase come questa è meglio nota come era glaciale.
Secondo i modelli dei cambiamenti climatici ciclici, la terra in questo momento dovrebbe essere in un periodo di leggero raffreddamento.
Nove dei dieci anni più caldi mai registrati si sono verificati dopo il 2005.
Durante la grande morìa,(250 milioni di anni,quando vi fu la più grande estinzione di massa del pianeta), una serie di vulcani siberiani produsse tanta lava da coprire gli Stati Uniti con uno strato altro quanto tre volte la torre Eiffel.
L’umanità sta immettendo gas serra nell’atmosfera a un ritmo 10 volte superiore rispetto quanto fecero i vulcani durante la grande morìa.
Metano e protossido di azoto sono il secondo e terzo gas serra più presente nell’atmosfera. L’allevamento animale è responsabile del 37% delle emissioni antropiche di metano e del 65% delle emissioni antropiche di protossido di azoto.
Tra l’avvento dell’allevamento intensivo negli anni ’70 e il 1999 le concentrazioni di protossido di azoto nell’atmosfera sono aumentate ad un ritmo doppio e le concentrazioni di metano sono aumentate ad un ritmo sei volte più elevato rispetto a qualunque quarantennio degli ultimi duemila anni.
Nell’arco di un secolo, il metano ha un potenziale di riscaldamento globale (GWP) 34 volte superiore rispetto la CO2. Nell’arco di vent’anni è 86 volte più potente. Se la CO2 equivalesse allo spessore di una normale coperta, pensate al metano come ad una coperta di spessore pari ad un uomo di 2mt.
Il protossido di azoto ha un GWP che è 310 volte quello della CO2. Pensate ad una coperta alta iltre 10 mt.
Quando si calcolano le emissioni globali, si convertono i gas serra in quantità equivalenti di CO2. I calcoli di solito si fanno con una scala temporale di cent’anni. Questo significa che una tonnellata di metano dovrebbe essere contata come 34 tonnellate di CO2, in una valutazione complessiva dei gas serra.
Possiamo considerare la nostra atmosfera come un budget e le nostre emissioni come le spese: metano e protossido di azoto sul breve periodo costituiscono spese in gas serra nettamente maggiori alla CO2 quindi sono quelli che è più urgente tagliare. Dato che a produrli sono soprattutto le nostre scelte alimentari, sono anche i più facili da tagliare.
Gli alberi sono serbatoi di carbonio, vale a dire assorbono la CO2.
Pensate ad una vasca da bagno che si riempie d’’acqua. Se lo scarico è ostruito, la vasca si riempie più in fretta. La capacità di fotosintesi della terra funziona in modo analogo: l’uomo sta già pompando gas serra nell’atmosfera a un ritmo che eccede la capacità del pianeta di gestirli, ma la vegetazione al momento immagazzina una quantità notevole di CO2, all’incirca un quarto delle emissioni di origine antropica, che corrisponde a circa mezzo secolo di emissioni al ritmo attuale.
Più distruggiamo le foreste, più contribuiamo a ostruire lo scarico.
Permettere che terreni tropicali attualmente usati per l’allevamento del bestiame siano riconvertiti in foreste tropicali potrebbe compensare più della metà dei gas serra di origine antropica.
Gli alberi sono fatti al 50% di carbonio, quando bruciano rilasciano i loro depositi di CO2.
Le foreste contengono più carbonio di tutte le riserve utilizzabili di combustile fossile.
Il taglio e l’incendio delle foreste sono responsabili di almeno il 15% delle emissioni globali di gas serra ogni anno. Per la rivista Scientific American: “ secondo la maggior parte delle fonti, la deforestazione nelle regioni tropicali introduce nell’atmosfera più CO2 della somma totale di auto e camion in circolazione sulle strade”.
Circa l’80% della deforestazione serve ad ottenere terreno da utilizzare per la produzione di foraggio o il pascolo del bestiame.
Bruciare foreste è come aprire ulteriormente il rubinetto mentre si ostruisce lo scarico.
Nel 2018 in Brasile è stato eletto presidente Bolsonaro.
In campagna elettorale ha proposto un piano di sfruttamento di aree dell’Amazzonia in precedenza pro***** (deforestazione).
Si stima che il progetto Bolsonaro porterebbe al rilascio di 13,2 gigatonnellate di carbonio: più del doppio di tutte le emissioni annue degli Stati Uniti.
L’allevamento è responsabile del 91% della deforestazione amazzonica.
Nel corso dei loro processi digestivi, bovini, pecore e capre producono quantità significative di metano, in gran parte eruttano, ma anche esalato, scoreggiato e trasferito negli escrementi.
Il bestiame è la fonte principale di emissioni di metano.
Il protossido di azoto è emesso dall’urina del bestiame, dal letame e dai fertilizzanti usati per il foraggio.
Il bestiame è la fonte principale delle emissioni di protossido di azoto.
L’allevamento è la causa principale della deforestazione.
Secondo la convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici, se le mucche fossero un paese, sarebbero terze in classifica per emissioni di gas serra dopo la Cina e gli Stati Uniti.
Dopo aver inserito nel conteggio le emissioni che la FAO aveva trascurato, i ricercatori della Worldwatch institute hanno stimato che il bestiame è responsabile di 32.564 milioni di tonnellate di emissioni di CO2e all’anno, ovvero del 51% delle emissioni globali annue, più di tutte le auto, gli aerei, i palazzi, gli impianti nucleari e l’industria messi insieme.
Non SAPPIAMO CON CERTEZZA SE L’ALLEVAMENTO SIA UNA DELLE CAUSE PRINCIPALI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI O LA CAUSA PRINCIPALE DEI CAMBIAMENTI CLIAMTICI.
SAPPIAMO CON CERTEZZA CHE NON POSSIAMO OCCUPARCI DI CAMBIAMENTI CLIMATICI SENZA OCCUPARCI DELL’ALLEVAMENTO DEGLI ANIMALI.
Tratto dal libro “Possiamo salvare il mondo prima di cena” di Safran Foer, tutti i dati descritti sono stati raccolti da fonti e studi scientifici,raccolti dallo stesso autore.
Personalmente non sono vegano,anzi sono tendenzialmente carnivoro, naturalmente posto queste righe per riflettere e personalmente sto iniziando a farlo.
Rinunciare alla carne non è semplice, credo sia davvero difficile,però è indubbio che quando si parla di cambiamenti climatici antropici, non si possa negare questo contributo.
Ho sempre sottovalutato tale pericolo, credo che in futuro avrò più riguardo e maggiori informazioni in tal senso.