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Discussione: Il paradosso del riscaldamento globale e degli inverni freddi?

  1. #11
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    Comunque secondo me non è sicuro che lo snow cover autunnale dipenda dal deficit artico.... a mio avviso potrebbe dipendere anche dal link tropicale estivo e autunnale sull'Atlantico occidentale e sul continente africano

    Certo affascinate, ma più difficile: più la causa è lontana, più diventa difficile indagarla. Invece la correlazione tra deficit artico e incrementato snow cover è lì, bella in mostra, con tutti i riflettori puntati.
    Certo se l'OPI ha fatto una fine ingloriosa, non è che la teoria di Cohen se la passi tanto meglio....
    In generale mi fanno "tenerezza" i guru dei forum che ogni anno dicono "eh ma con l'esperienza fatta l'anno scorso, quest'anno vedrete che andrà così..." e ogni anno, misteriosamente, salta fuori una variabile "impazzita" per la quale le loro teorie vengono puntualmente disattese.
    Vediamo dal buco della serratura e pretendiamo di sapere alla perfezione cosa c'è al di là della porta....

  2. #12
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    Predefinito Re: Il paradosso del riscaldamento globale e degli inverni freddi?

    Quote Originariamente inviato da Angelo Visualizza il messaggio
    Certo affascinate, ma più difficile: più la causa è lontana, più diventa difficile indagarla. Invece la correlazione tra deficit artico e incrementato snow cover è lì, bella in mostra, con tutti i riflettori puntati.
    Certo se l'OPI ha fatto una fine ingloriosa, non è che la teoria di Cohen se la passi tanto meglio....
    In generale mi fanno "tenerezza" i guru dei forum che ogni anno dicono "eh ma con l'esperienza fatta l'anno scorso, quest'anno vedrete che andrà così..." e ogni anno, misteriosamente, salta fuori una variabile "impazzita" per la quale le loro teorie vengono puntualmente disattese.
    Vediamo dal buco della serratura e pretendiamo di sapere alla perfezione cosa c'è al di là della porta....
    La correlazione sembra buona se prendiamo gli ultimi 30 anni. Negli anni 70 l'innevamento ottobrino era altrettanto esteso ma in quel periodo il deficit artico non esisteva.
    Prima del 1965 non ci sono dati attendibili sull'innevamento per cui è difficile anche valutare una correlazione con l'andamento delle precipitazioni sul sahel.

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  3. #13
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    Predefinito Re: Il paradosso del riscaldamento globale e degli inverni freddi?

    La forzante correlata all'andamento della piovosità sul Sahara e nel Sahel è un pò sottovalutata. Essa riveste un ruolo importantissimo nell'area Mediterranea ed Europea e ha certamente una valenza globale in relazione alla configurazione della circolazione di Walker. Tale forzante ha un ciclo di almeno 100 anni. Se guardiamo il grafico veniamo da un minimo degli anni 80 e siamo in crescita. Quest'anno la piovosità sul bacino del Sahara ha toccato dei record







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  4. #14
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    Predefinito Re: Il paradosso del riscaldamento globale e degli inverni freddi?

    Il forcing è abbastanza semplice: maggior precipitazioni significano maggiore umidità nei suoli. Maggior umidità dei suoli significa temperature più basse della superficie. Queste temperature più basse tuttavia non significano minor energia anzi il contrario. L'effetto calmierante dell'umidità comporta una minor emissione della radiazione verso lo spazio (che dipende appunto dalle T della superficie) e quindi un bilancio radiativo positivo. Dove finisce l'energia in più se le temperature sono più basse? In calore latente che poi si scarica con nuove precipitazione e, soprattutto quando l’effetto è su grande scala, genera con un forcing generale Tropicale sul continente africano. La cella di Walker viene modificata con una tendenza di spostamento della convezione tra oceano indiano e continente africano. La crescita della vegetazione svolge poi un effetto stabilizzante del forcing in quanto trattiene maggiormente l’umidità e la rende sempre disponibile con l’evapotraspirazione.

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  5. #15
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    Predefinito Re: Il paradosso del riscaldamento globale e degli inverni freddi?

    Quote Originariamente inviato da Massimo M. Visualizza il messaggio
    Il forcing è abbastanza semplice: maggior precipitazioni significano maggiore umidità nei suoli. Maggior umidità dei suoli significa temperature più basse della superficie. Queste temperature più basse tuttavia non significano minor energia anzi il contrario. L'effetto calmierante dell'umidità comporta una minor emissione della radiazione verso lo spazio (che dipende appunto dalle T della superficie) e quindi un bilancio radiativo positivo. Dove finisce l'energia in più se le temperature sono più basse? In calore latente che poi si scarica con nuove precipitazione e, soprattutto quando l’effetto è su grande scala, genera con un forcing generale Tropicale sul continente africano. La cella di Walker viene modificata con una tendenza di spostamento della convezione tra oceano indiano e continente africano. La crescita della vegetazione svolge poi un effetto stabilizzante del forcing in quanto trattiene maggiormente l’umidità e la rende sempre disponibile con l’evapotraspirazione.

    Se la cella di walker viene modificata forzatamente dalla maggior convezione nel continente africano forzandola a restare sulla terraferma e meno a mare in teoria si dovrebbe assistere a una generale tendenza a rimanere in condizioni di doppia cella indiana come in fase neutra enso

  6. #16
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    Quote Originariamente inviato da gianni Visualizza il messaggio
    Se la cella di walker viene modificata forzatamente dalla maggior convezione nel continente africano forzandola a restare sulla terraferma e meno a mare in teoria si dovrebbe assistere a una generale tendenza a rimanere in condizioni di doppia cella indiana come in fase neutra enso
    Non sono informato sulle relazioni tra ENSO e regime pluviometrico del Sahel. Il regime ENSO è la circolazione di walker più forte ed ha un forte impatto su tutte le celle di walker.
    Ipotizzo invece che la convergenza divergenza della circolazione di walker sul continente africano sia una circolazione debole la cui influenza è limitata alle celle adiacenti e quindi si estende solo all'oceano indiano e all'Atlantico. La circolazione pacifica è così forte che si fa largo e si prende i suoi spazi a prescindere dalle altre circolazioni.

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  7. #17
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    Quote Originariamente inviato da Massimo M. Visualizza il messaggio
    Non sono informato sulle relazioni tra ENSO e regime pluviometrico del Sahel. Il regime ENSO è la circolazione di walker più forte ed ha un forte impatto su tutte le celle di walker.
    Ipotizzo invece che la convergenza divergenza della circolazione di walker sul continente africano sia una circolazione debole la cui influenza è limitata alle celle adiacenti e quindi si estende solo all'oceano indiano e all'Atlantico. La circolazione pacifica è così forte che si fa largo e si prende i suoi spazi a prescindere dalle altre circolazioni.

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    Io credo ci sia una connessione tra le celle di walker pacifica e indiana
    In condizioni neutre parte del ramo ascendente del primo pezzo della doppia cella indiana si trova in terra sul continente africano e parte si trova in mare, gli alisei raschiando la superficie marina accumulano acqua calda sul bordo occidentale dell'oceano indiano e accumulandosi sempre più il ramo ascendente splitta verso oriente spostandosi direttamente sul mare e la doppia cella viene a mancare andando costituirsi una sola cella..ascendente sull'ovest indiano e discendente sul pacifico occidentale ( Indonesia)
    In questo modo gli alisei sul pacifico si indeboliscono mano a mano e l'acqua calda prima accumulata sul bordo occidentale pacifico trasbordo sul lato orientale andando a instaurare " el Nino "

  8. #18
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    Quote Originariamente inviato da gianni Visualizza il messaggio
    Io credo ci sia una connessione tra le celle di walker pacifica e indiana
    In condizioni neutre parte del ramo ascendente del primo pezzo della doppia cella indiana si trova in terra sul continente africano e parte si trova in mare, gli alisei raschiando la superficie marina accumulano acqua calda sul bordo occidentale dell'oceano indiano e accumulandosi sempre più il ramo ascendente splitta verso oriente spostandosi direttamente sul mare e la doppia cella viene a mancare andando costituirsi una sola cella..ascendente sull'ovest indiano e discendente sul pacifico occidentale ( Indonesia)
    In questo modo gli alisei sul pacifico si indeboliscono mano a mano e l'acqua calda prima accumulata sul bordo occidentale pacifico trasbordo sul lato orientale andando a instaurare " el Nino "
    L'effetto continentale sulla cella di walker va letto nell'ambito del ciclo diurno, in cui se c'è umidità sulla terra ferma questa viene spesa nella convezione profonda rafforzando la brezza di mare diurna e il indebolendo quella di terra notturna. Mediamente sul continente si crea un ramo ascendente.

    Viceversa su un continente secco manca la convezione profonda la brezza di mare è inibita ed è rafforzata quella di terra. Mediamente sul continente si realizza un ramo discendente.

    Nella pompa diurna la temperatura dell'oceano gioca un ruolo minore.

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  9. #19
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    Quote Originariamente inviato da Massimo M. Visualizza il messaggio
    L'effetto continentale sulla cella di walker va letto nell'ambito del ciclo diurno, in cui se c'è umidità sulla terra ferma questa viene spesa nella convezione profonda rafforzando la brezza di mare diurna e il indebolendo quella di terra notturna. Mediamente sul continente si crea un ramo ascendente.

    Viceversa su un continente secco manca la convezione profonda la brezza di mare è inibita ed è rafforzata quella di terra. Mediamente sul continente si realizza un ramo discendente.

    Nella pompa diurna la temperatura dell'oceano gioca un ruolo minore.

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    chiaro, ma non mi volevo agganciare alle variazione in precipitazioni nel sahel in quanto il ramo ascendente del primo pezzo della doppia walker indiana sta sulla equatoriale e subequatoriale africana ( repubblica democratica del congo, congo, gabon, la repubblica centrafricana, l'uganda, il sudan del sud... )

    In quanto all'aumento delle precipitazioni nel Sahel penso si debba leggere la sua influenza sulla circolazione di walker in un contesto di estensione della fascia intertropicale

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