Simone
25-01-2008, 22:42
Nota meteo di Simone Vesentini.
Il prolungarsi di un regime atmosferico caratterizzato da alta pressione produrrà un mese di Gennaio straordinariamente mite sulle nostre regioni settentrionali, con tutta probabilità il secondo Gennaio più caldo dal 1948, anno delle prime rilevazioni delle temperature nella città di Verona a cura dell’osservatorio Meteo4 di Emilio Bellavite ed Angelico Brugnoli.
Non si è trattato però di un mese atmosfericamente stabile con alte pressioni durature:
la prima quindicina di giorni è stata infatti caratterizzata da una ritrovata azione sulla Penisola delle umide masse d’aria atlantiche che, sulla spinta di miti correnti libecciali e di scirocco hanno portato a frequenti piogge e nevicate copiose a quote mediamente elevate per il periodo.
A questo periodo di instabilità è seguita repentinamente una prolungata fase di alta pressione di matrice mista atlantica africana su tutta l’Europa centrale, condizione atmosferica che ci accompagnerà sino a fine mese.
Come sanno bene i nostri lettori l’alta pressione nel trimestre invernale non è però affatto sinonimo di bel tempo e temperature miti sul “catino Padano”.
Il ristagno dell’umidità negli strati atmosferici più vicini al suolo unito a una forte dispersione di calore verso l’alto, tipico delle lunghe notti invernali, infatti la base per nebbie, talora anche fitte e freddo ogni notte più intenso nei settori di pianura.
Questa volta invece le cose sono andate in maniera differente; se l’umidità non mancava affatto, dopo le prolungate piogge, prova ne sono le fitte nebbie dei giorni scorsi, altrettanto non possiamo dire delle temperature, troppo alte in partenza per permettere alla sola dispersione notturna di favorire una marcata discesa della colonnina di mercurio.
Ancora una volta ci troviamo quindi a fine Gennaio a commentare un inverno fino ad ora molto caldo e con scarse prospettive di un raffreddamento sensibile anche nei primi dieci giorni di Febbraio.
Quale può essere allora la causa di queste anomalie così vistose nelle temperature non solo del Nord Italia ma di gran parte dell’Europa?
Certamente non può essere trascurato un generale riscaldamento del clima a scala globale, il cosiddetto "Global warming", in parte imputabile a cause umane, d’altro canto studi scientifici recenti condotti negli Stati Uniti e nelle università del nord Europa a fine anni '90 hanno posto un forte accento sulla correlazione tra le temperature marine del nord Atlantico e l’andamento medio della pressione al suolo e dunque delle temperature, sull’intera Europa occidentale.
L’oceano Atlantico si comporta infatti come un grande nastro trasportatore di calore dalle basse latitudini equtoriali sino a quelle più alte, attraverso l'azione incessante di grandi correnti marine, superficiali e profonde.
Tutto questo meccanismo, straordinariamente complesso ma efficiente, produce da millenni un’alternanza di fasi calde e fredde nella temperatura superficiale dell'Atlantico settentrionale.
Si viene così a generare un ciclo termico, definito "AMO" dagli esperti, abbreviazione di Atlantic Multidecadal Oscillation, con una durata tra una fase fredda ed una calda stimata in media in circa una ventina d’anni.
Qui sotto potete vedere il grafico del ciclo "AMO" dal 1981
http://img262.imageshack.us/img262/622/amohe4.png
Attualmente, per cause non del tutto accertabili ma probabilmente legate all'intensa fusione della banchisa polare nelle ultime tre estati, stiamo vivendo una fase straordinariamente intensa di questo ciclo con acqua molto calda alla alte latitudini, indicativamente dinanzi alle coste occidentali dei paesi Scandinavi.
Questa anomala presenza non può passare inosservata nel meccanismo climatico, favorendo uno spostamento verso nord delle grandi fasce perturbate che normalmente interessano l’Europa nel semestre freddo, trasportando nel contempo aria più mite e stabile di origine africana in direzione del Mediterraneo e da li verso l’Europa centrale.
Il nostro inverno è dunque già concluso?
Al momento non sono previste ondate fredde degne di nota almeno per i prossimi 10 giorni, anche se è probabile un nuovo peggioramento delle condizioni atmosferiche per l’inizio del Mese di Febbraio.
La neve tornerà a cadere in montagna alle quote medie mentre in pianura e sulla fascia collinare non mancheranno piogge localmente anche copiose.
Febbraio pare quindi inaugurare un periodo di maggiore instabilità climatica, questo grazie sopratutto all’incedere della stagione e alla naturale tendenza dell’atmosfera a favorire una certa vivacità delle condizioni meteorologiche sul finire del trimestre freddo.
Cordiali saluti
Simone Vesentini
www.meteoarena.com
Il prolungarsi di un regime atmosferico caratterizzato da alta pressione produrrà un mese di Gennaio straordinariamente mite sulle nostre regioni settentrionali, con tutta probabilità il secondo Gennaio più caldo dal 1948, anno delle prime rilevazioni delle temperature nella città di Verona a cura dell’osservatorio Meteo4 di Emilio Bellavite ed Angelico Brugnoli.
Non si è trattato però di un mese atmosfericamente stabile con alte pressioni durature:
la prima quindicina di giorni è stata infatti caratterizzata da una ritrovata azione sulla Penisola delle umide masse d’aria atlantiche che, sulla spinta di miti correnti libecciali e di scirocco hanno portato a frequenti piogge e nevicate copiose a quote mediamente elevate per il periodo.
A questo periodo di instabilità è seguita repentinamente una prolungata fase di alta pressione di matrice mista atlantica africana su tutta l’Europa centrale, condizione atmosferica che ci accompagnerà sino a fine mese.
Come sanno bene i nostri lettori l’alta pressione nel trimestre invernale non è però affatto sinonimo di bel tempo e temperature miti sul “catino Padano”.
Il ristagno dell’umidità negli strati atmosferici più vicini al suolo unito a una forte dispersione di calore verso l’alto, tipico delle lunghe notti invernali, infatti la base per nebbie, talora anche fitte e freddo ogni notte più intenso nei settori di pianura.
Questa volta invece le cose sono andate in maniera differente; se l’umidità non mancava affatto, dopo le prolungate piogge, prova ne sono le fitte nebbie dei giorni scorsi, altrettanto non possiamo dire delle temperature, troppo alte in partenza per permettere alla sola dispersione notturna di favorire una marcata discesa della colonnina di mercurio.
Ancora una volta ci troviamo quindi a fine Gennaio a commentare un inverno fino ad ora molto caldo e con scarse prospettive di un raffreddamento sensibile anche nei primi dieci giorni di Febbraio.
Quale può essere allora la causa di queste anomalie così vistose nelle temperature non solo del Nord Italia ma di gran parte dell’Europa?
Certamente non può essere trascurato un generale riscaldamento del clima a scala globale, il cosiddetto "Global warming", in parte imputabile a cause umane, d’altro canto studi scientifici recenti condotti negli Stati Uniti e nelle università del nord Europa a fine anni '90 hanno posto un forte accento sulla correlazione tra le temperature marine del nord Atlantico e l’andamento medio della pressione al suolo e dunque delle temperature, sull’intera Europa occidentale.
L’oceano Atlantico si comporta infatti come un grande nastro trasportatore di calore dalle basse latitudini equtoriali sino a quelle più alte, attraverso l'azione incessante di grandi correnti marine, superficiali e profonde.
Tutto questo meccanismo, straordinariamente complesso ma efficiente, produce da millenni un’alternanza di fasi calde e fredde nella temperatura superficiale dell'Atlantico settentrionale.
Si viene così a generare un ciclo termico, definito "AMO" dagli esperti, abbreviazione di Atlantic Multidecadal Oscillation, con una durata tra una fase fredda ed una calda stimata in media in circa una ventina d’anni.
Qui sotto potete vedere il grafico del ciclo "AMO" dal 1981
http://img262.imageshack.us/img262/622/amohe4.png
Attualmente, per cause non del tutto accertabili ma probabilmente legate all'intensa fusione della banchisa polare nelle ultime tre estati, stiamo vivendo una fase straordinariamente intensa di questo ciclo con acqua molto calda alla alte latitudini, indicativamente dinanzi alle coste occidentali dei paesi Scandinavi.
Questa anomala presenza non può passare inosservata nel meccanismo climatico, favorendo uno spostamento verso nord delle grandi fasce perturbate che normalmente interessano l’Europa nel semestre freddo, trasportando nel contempo aria più mite e stabile di origine africana in direzione del Mediterraneo e da li verso l’Europa centrale.
Il nostro inverno è dunque già concluso?
Al momento non sono previste ondate fredde degne di nota almeno per i prossimi 10 giorni, anche se è probabile un nuovo peggioramento delle condizioni atmosferiche per l’inizio del Mese di Febbraio.
La neve tornerà a cadere in montagna alle quote medie mentre in pianura e sulla fascia collinare non mancheranno piogge localmente anche copiose.
Febbraio pare quindi inaugurare un periodo di maggiore instabilità climatica, questo grazie sopratutto all’incedere della stagione e alla naturale tendenza dell’atmosfera a favorire una certa vivacità delle condizioni meteorologiche sul finire del trimestre freddo.
Cordiali saluti
Simone Vesentini
www.meteoarena.com