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Visualizza la versione completa : Il prof Zardi e la sua equipe su l'Arena.



Simone
06-08-2007, 12:05
Ecco l'articolo pubblicato Sabato 4 Agosta da l'"Arena", il giornale cittadino di Verona

"RICERCHE. Una equipe dell’Università di Trento ha studiato le misurazioni quotidiane relative a precipitazioni, vento e temperatura registrate dal 1741 fino al 2006

Nei quaderni del ’700
le prove dell’effetto serra
GALEAZZO SCIARRETTA

di Silvia Bernardi

<script language="javascript">immagine('are_f1_300.jpg')</script>http://2002.larena.it/verifica.asp?path=dir&giorno=20070804&pagina=15&elemento=are_f1_300.jpg La storia climatica veronese dà ragione a chi parla di progressivo surriscaldamento del pianeta. E dagli archivi dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere arriva la conferma: l’ultimo decennio è trascorso all’insegna del caldo anomalo. È il risultato di uno studio dell’Università di Trento sui documenti custoditi dall’Accademia di Palazzo Erbisti. Un patrimonio quasi sconosciuto di rilevazioni giornaliere, svolte per decenni dagli osservatori meteorologici, le più antiche a partire dal 1700.
L’equipe di studio diretta dal docente trentino Dino ZARDI, in collaborazione con istituti geofisici nazionali ed esteri, è partita dagli antichi volumi conservati a Verona. Una raccolta di dati tra le più ricche e complete. Decine di testi che riportano misurazioni relative a precipitazioni, vento, stato del cielo, temperatura dell’aria in un arco di tempo sorprendentemente lungo ed eccezionalmente continuativo: dal 1741 al 2006.
I dati sono stati per prima cosa ordinati ed estratti dai diari giornalieri dove giacevano insieme ad altre informazioni non utili allo studio. «La ricostruzione dell’intero puzzle delle osservazioni veronesi è stata impresa non facile», precisa il docente di Fisica dell’atmosfera che ha presentato in anteprima i risultati in un convegno a Chambery.
Le conclusioni parlano di una violenta escalation di temperatura media, e ancor più delle sue punte stagionali, iniziata sul finire degli anni ’80. E il picco verso l’alto non solo non accenna a diminuire, ma non trova precedenti comparabili nell’intero periodo documentato. Il termometro, dunque, ha camminato parecchio verso l’alto da quando i grandi blocchi di ghiaccio (le mezzene) venivano trasportate a valle dalla corrente dell’Adige allo scioglimento delle nevi nel periodo 1762-1787, come documenta nel suo libro, Gaetano Marzagaglia.
Dove andremo a finire, quanto il fenomeno è imputabile alle attività umane e se esistono strumenti per contrastarlo, saranno gli interrogativi a cui cercherà di rispondere l’Accademia con un convegno, incontri e dibattiti qualificati a partire dall’autunno. «Comunque andrà», ribadisce il presidente dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere, Galeazzo Sciarretta, «se oggi la scienza dispone di preziosi elementi di studio, altrimenti perduti per sempre, è grazie al paziente lavoro di quei brillanti precursori e alla lungimirante cura dei reggitori accademici, che fino a oggi hanno saputo proteggere e preservare i quaderni. Impegno non sempre adeguatamente apprezzato dai contemporanei».
È infatti grazie ai vari osservatori che si sono succeduti all’interno di questa secolare istituzione e al fatto che le loro rilevazioni siano giunte fino a noi, conservate e catalogate, che è stato possibile riportare alla luce importanti informazioni su cui si basano anche le previsioni per il futuro. «Gli esperti di climatologia e meteorologia», conclude Sciarretta, «non possono certo riprodurre sperimentalmente tutti i mutamenti atmosferici. Per fare previsioni, vista l’estrema complessità e interdipendenza delle variabili in gioco, non resta che riferirsi a situazioni precedenti, tanto più significative, quanto maggiori saranno la mole e la precisione dei dati disponibili»."