Lo «stau» divide in due la Lessinia innevata DA GIAZZA A BOSCO. Fiocchi abbondanti venerdì e da ieri sera il bis 08/12/2009e-mailprint
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San Giorgio dopo la nevicata di venerdì. Sullo sfondo il gruppo del Carega È assodato che nevichi più in montagna che in pianura, non altrettanto, almeno nella mentalità comune, spiegare come mai alle stesse quote nevichi a volte con differenze notevoli. È successo con l'ultima precipitazione di venerdì, che ha favorito, almeno nella prima fase, la Lessinia orientale, grazie alla maggiore esposizione al fenomeno dello «stau». E potrebbe ripetersi in queste ore, visto che la neve ha ripreso a cadere abbondante.
Di che cosa si tratti lo spiega Flavio Menini, dell'associazione Estremi di Meteo4: «È in pratica il sollevamento delle correnti meridionali che accompagnano la perturbazione quando incontrano le montagne. Ciò porta a una saturazione forzata della colonna d'aria e quindi a maggiori precipitazioni e, di conseguenza, a temperature leggermente inferiori a parità di quota».
Infatti, le alte dorsali che dividono la Val d'Illasi con la Val d'Alpone e la Valle del Chiampo, si sono imbiancate già ai 600-700 metri e gli accumuli iniziavano poco sopra, dai 700-800 metri sulla dorsale occidentale della Val d'Illasi, con 3-4 centimetri di neve a San Mauro di Saline, per poi salire fino ai 17 cm a Velo e i 20 a Camposilvano. Nel pomeriggio però, il limite saliva fino a 1.200 metri, portando un notevole assestamento del manto nevoso.
Sul versante di Cerro e Boscochiesanuova, in Lessinia centrale, che nell'immaginario collettivo gode dell'idea di essere «vera montagna», l'accumulo invece iniziava solo dai 900 metri, ben 300 oltre il livello della parte orientale, e nell'abitato di Bosco lo spessore non ha superato i 12-13 centimetri.
«Diversa la situazione sopra i 1.300 metri, dove la neve è caduta incessantemente su tutta la Lessinia e sempre di ottima qualità, spesso accompagnata da raffiche di vento; a Sant'Anna d'Alfaedo siamo arrivati a misurare quasi 80 km/ora», fa sapere Menini. Alla fine sono caduti circa 30 cm a 1.300 metri, 40 cm a 1.400, 50-55cm a 1.500 metri (Malga San Giorgio) e circa 60 centimetri sulla parte più alta dell'altopiano e sul Carega. Eventi di questa portata si verificano normalmente non più di 4-5 volte nell'intera stagione invernale.
Anche quest'anno la stagione sembra partire con il piede giusto sulla falsariga della scorsa, quella dei record, che vide accumuli complessivi superiori ai 5 metri a San Giorgio, e di circa 12-13 metri sulle cime del Carega. «La situazione aggiornata al 5 dicembre registra già un accumulo complessivo di circa 150 cm a San Giorgio (nevicò anche a fine ottobre) e un metro in più sulle cime dei massicci del Carega e del Baldo; accumuli parziali praticamente identici all'anno scorso», nota Menini.
L'ultima perturbazione Menini la definisce «molto democratica, perché ha apportato oltre ad abbondanti nevicate in montagna, anche ottime precipitazioni liquide in pianura (in media 40-50 millimetri). Lo testimoniano le svariate decine di stazioni meteo semiprofessionali che inviano i loro dati in tempo reale sul nostro sito www.meteo4.com. Quest'anno poi possiamo contare su Luca Codognola, nostro associato che vive a San Giorgio e grazie alla stazione meteo da lui installata, siamo continuamente aggiornati sulle condizioni atmosferiche, sempre corredate da bellissime foto», conclude con la soddisfazione del meteorologo e del «nevofilo» incallito.V.Z.
ANCORA UNA VOLTA LA PASSIONE E LA PROFESSIONALITA' DI ALCUNE PERSONE VIENE PREMIATA CON QUESTO ARTICOLO
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San Giorgio dopo la nevicata di venerdì. Sullo sfondo il gruppo del Carega È assodato che nevichi più in montagna che in pianura, non altrettanto, almeno nella mentalità comune, spiegare come mai alle stesse quote nevichi a volte con differenze notevoli. È successo con l'ultima precipitazione di venerdì, che ha favorito, almeno nella prima fase, la Lessinia orientale, grazie alla maggiore esposizione al fenomeno dello «stau». E potrebbe ripetersi in queste ore, visto che la neve ha ripreso a cadere abbondante.
Di che cosa si tratti lo spiega Flavio Menini, dell'associazione Estremi di Meteo4: «È in pratica il sollevamento delle correnti meridionali che accompagnano la perturbazione quando incontrano le montagne. Ciò porta a una saturazione forzata della colonna d'aria e quindi a maggiori precipitazioni e, di conseguenza, a temperature leggermente inferiori a parità di quota».
Infatti, le alte dorsali che dividono la Val d'Illasi con la Val d'Alpone e la Valle del Chiampo, si sono imbiancate già ai 600-700 metri e gli accumuli iniziavano poco sopra, dai 700-800 metri sulla dorsale occidentale della Val d'Illasi, con 3-4 centimetri di neve a San Mauro di Saline, per poi salire fino ai 17 cm a Velo e i 20 a Camposilvano. Nel pomeriggio però, il limite saliva fino a 1.200 metri, portando un notevole assestamento del manto nevoso.
Sul versante di Cerro e Boscochiesanuova, in Lessinia centrale, che nell'immaginario collettivo gode dell'idea di essere «vera montagna», l'accumulo invece iniziava solo dai 900 metri, ben 300 oltre il livello della parte orientale, e nell'abitato di Bosco lo spessore non ha superato i 12-13 centimetri.
«Diversa la situazione sopra i 1.300 metri, dove la neve è caduta incessantemente su tutta la Lessinia e sempre di ottima qualità, spesso accompagnata da raffiche di vento; a Sant'Anna d'Alfaedo siamo arrivati a misurare quasi 80 km/ora», fa sapere Menini. Alla fine sono caduti circa 30 cm a 1.300 metri, 40 cm a 1.400, 50-55cm a 1.500 metri (Malga San Giorgio) e circa 60 centimetri sulla parte più alta dell'altopiano e sul Carega. Eventi di questa portata si verificano normalmente non più di 4-5 volte nell'intera stagione invernale.
Anche quest'anno la stagione sembra partire con il piede giusto sulla falsariga della scorsa, quella dei record, che vide accumuli complessivi superiori ai 5 metri a San Giorgio, e di circa 12-13 metri sulle cime del Carega. «La situazione aggiornata al 5 dicembre registra già un accumulo complessivo di circa 150 cm a San Giorgio (nevicò anche a fine ottobre) e un metro in più sulle cime dei massicci del Carega e del Baldo; accumuli parziali praticamente identici all'anno scorso», nota Menini.
L'ultima perturbazione Menini la definisce «molto democratica, perché ha apportato oltre ad abbondanti nevicate in montagna, anche ottime precipitazioni liquide in pianura (in media 40-50 millimetri). Lo testimoniano le svariate decine di stazioni meteo semiprofessionali che inviano i loro dati in tempo reale sul nostro sito www.meteo4.com. Quest'anno poi possiamo contare su Luca Codognola, nostro associato che vive a San Giorgio e grazie alla stazione meteo da lui installata, siamo continuamente aggiornati sulle condizioni atmosferiche, sempre corredate da bellissime foto», conclude con la soddisfazione del meteorologo e del «nevofilo» incallito.V.Z.
ANCORA UNA VOLTA LA PASSIONE E LA PROFESSIONALITA' DI ALCUNE PERSONE VIENE PREMIATA CON QUESTO ARTICOLO
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