Veniamo da due mesi contrassegnati da due ondate di calore durature e intense che hanno mostrato caratteristica di eccezionalità per i picchi dei valori raggiunti dalle temperature, per l’estensione occupata e per la durata. Un terno di combinazioni estreme che si è mostrato più incisivo soprattutto nel mese di luglio ma che, sicuramente, ha in questa estate avuto maggiore probabilità di essere… estratto anche grazie alle condizioni climatiche iniziali in cui versa il nostro Mediterraneo da circa un anno. Abbiamo così chiuso un ciclo e, quasi senza dare assolutamente accredito, in tempi non ancora sospetti, a questo assurdo scenario che si è presentato sotto ai nostro occhi, ci apprestiamo praticamente a marcare quasi ovunque col segno “più” ben 12 mesi consecutivi, anche se timidi segni per una tendenza alla normalizzazione si sono mostrati in alcune aree del Nord Italia. Difficile da digerire una simile situazione annuale che sicuramente non ha precedenti nella nostra storia climatica almeno degli ultimi decenni, ma che allo stesso tempo ricalca la dinamica atmosferica che nell’ultimo decennio si è fatta sempre più audace: una dinamica che ci invita sicuramente a riflettere sulla potenziale efficacia di situazioni e di configurazioni bariche che, purtroppo, tendono a entrare in fase di stallo per troppo, troppo tempo.
Anche se nel nostro caso stiamo pagando fino all’ultimo centesimo gli obbrobri di una pesante anomalia positiva fatta anche di siccità, c’è chi a due passi da noi, come l’Inghilterra, si ritrova esattamente a fare i conti con il problema opposto e con un’estate tra le più piovose e le più fresche degli ultimi anni. Chiara evidenza, questa, di un’estremizzazione del nostro clima che, al momento, ha voluto l’Italia quale leader indiscusso degli eccessi che si sono mostrati unidirezionali verso il “rosso”. Arrivati a questi punti, è difficile immaginare cosa dovrebbe mettere ora in cantiere la “macchina atmosferica” per tentare di regolare dei conti che sembrano ormai fuori controllo, anche perché certamente sappiamo l’impossibilità di dar vita ad un’eventuale fase di complessivo stallo, della durata di 12 mesi, con le caratteristiche diametralmente opposte. Fatto sta che, comunque vada nei prossimi mesi, la lunga anomalia annuale è riuscita a fornire un importante tassello al puzzle del cambiamento del clima, inteso soprattutto come accelerazione verso quell’estremizzazione che stiamo sperimentando sulla nostra pelle.
E quando queste esperienze appena descritte, che fino a un decennio fa credevi impossibili, si materializzano e ti fanno capire quale sia la strada che stiamo percorrendo, ecco che tutto quel tempo meteorologico che prima davi per scontato e lo vedevi come assoluta normalità ora acquista un altro valore e arrivi perfino ad apprezzarlo di più, forse a vederlo come un sogno o una speranza. Incredibile! Arrivi perfino al punto da credere impossibile la formazione di un minimo di 1005 hPa sul Nord Italia a 72 ore, tanto questa lunga anomalia annuale è riuscita a penetrarti dentro da renderti scettico e titubante di fronte a tutto questo. Si preannuncia un peggioramento come si deve con tanto di goccia fredda in quota, minimo al suolo, perturbazione annessa e un quantitativo di pioggia che, oltre a essere più che discreto, sembra essere anche abbastanza diffuso almeno sul Nord Italia e su parte del Centro.
Cos’era una simile situazione giusto qualche anno fa? Era una normale passata temporalesca nella speranza (che era poi una certezza) che l’Anticiclone delle Azzorre tornasse a riprendersi la scena. Cos’è una simile situazione adesso, quest’anno? È la speranza che quei timidi tentativi al riequilibrio termico iniziati saltuariamente in alcune regioni del Nord nel mese di giugno e luglio trovino la forza per irrobustirsi e farci voltare definitivamente pagina. Che differenza di aspettative, ragazzi! Un abisso… direi! Eppure è così… Siamo arrivati a questi punti quasi senza accorgercene, con il tempo cronologico che è passato e con noi a dire che novembre, dicembre, gennaio e via dicendo erano gli ultimi mesi in anomalia positiva, perché sostenevamo sempre che era impossibile che l’atmosfera potesse reggere un simile accumulo di energia per così troppo tempo. Ora guardiamo a questo peggioramento quasi come all’arrivo, in pieno inverno, di una -15 °C dalle steppe siberiane perché quell’impossibilità atmosferica di reggere il surplus è divenuta realtà e, storditi ancora per questo avvenimento che pensavano superasse l’immaginazione, non riusciamo più a capire quali sono i limiti entro cui il nostro tempo atmosferico riesce a dispensare i suoi fenomeni.
Anche se nel nostro caso stiamo pagando fino all’ultimo centesimo gli obbrobri di una pesante anomalia positiva fatta anche di siccità, c’è chi a due passi da noi, come l’Inghilterra, si ritrova esattamente a fare i conti con il problema opposto e con un’estate tra le più piovose e le più fresche degli ultimi anni. Chiara evidenza, questa, di un’estremizzazione del nostro clima che, al momento, ha voluto l’Italia quale leader indiscusso degli eccessi che si sono mostrati unidirezionali verso il “rosso”. Arrivati a questi punti, è difficile immaginare cosa dovrebbe mettere ora in cantiere la “macchina atmosferica” per tentare di regolare dei conti che sembrano ormai fuori controllo, anche perché certamente sappiamo l’impossibilità di dar vita ad un’eventuale fase di complessivo stallo, della durata di 12 mesi, con le caratteristiche diametralmente opposte. Fatto sta che, comunque vada nei prossimi mesi, la lunga anomalia annuale è riuscita a fornire un importante tassello al puzzle del cambiamento del clima, inteso soprattutto come accelerazione verso quell’estremizzazione che stiamo sperimentando sulla nostra pelle.
E quando queste esperienze appena descritte, che fino a un decennio fa credevi impossibili, si materializzano e ti fanno capire quale sia la strada che stiamo percorrendo, ecco che tutto quel tempo meteorologico che prima davi per scontato e lo vedevi come assoluta normalità ora acquista un altro valore e arrivi perfino ad apprezzarlo di più, forse a vederlo come un sogno o una speranza. Incredibile! Arrivi perfino al punto da credere impossibile la formazione di un minimo di 1005 hPa sul Nord Italia a 72 ore, tanto questa lunga anomalia annuale è riuscita a penetrarti dentro da renderti scettico e titubante di fronte a tutto questo. Si preannuncia un peggioramento come si deve con tanto di goccia fredda in quota, minimo al suolo, perturbazione annessa e un quantitativo di pioggia che, oltre a essere più che discreto, sembra essere anche abbastanza diffuso almeno sul Nord Italia e su parte del Centro.
Cos’era una simile situazione giusto qualche anno fa? Era una normale passata temporalesca nella speranza (che era poi una certezza) che l’Anticiclone delle Azzorre tornasse a riprendersi la scena. Cos’è una simile situazione adesso, quest’anno? È la speranza che quei timidi tentativi al riequilibrio termico iniziati saltuariamente in alcune regioni del Nord nel mese di giugno e luglio trovino la forza per irrobustirsi e farci voltare definitivamente pagina. Che differenza di aspettative, ragazzi! Un abisso… direi! Eppure è così… Siamo arrivati a questi punti quasi senza accorgercene, con il tempo cronologico che è passato e con noi a dire che novembre, dicembre, gennaio e via dicendo erano gli ultimi mesi in anomalia positiva, perché sostenevamo sempre che era impossibile che l’atmosfera potesse reggere un simile accumulo di energia per così troppo tempo. Ora guardiamo a questo peggioramento quasi come all’arrivo, in pieno inverno, di una -15 °C dalle steppe siberiane perché quell’impossibilità atmosferica di reggere il surplus è divenuta realtà e, storditi ancora per questo avvenimento che pensavano superasse l’immaginazione, non riusciamo più a capire quali sono i limiti entro cui il nostro tempo atmosferico riesce a dispensare i suoi fenomeni.
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